Inguardabile divisa.

aprile 15, 2009

logo_ipercoopQualcuno è in grado di spiegarmi lo splendido motivo per cui la scelta delle divise dell’IperCoop è stata così minuziosamente ragionata affinché fossero così brutte?

Le avete ben presenti?
Beh, nel caso ve le foste dimenticate, vi rammento i colori accostati fra loro: rosso, grigio e bianco.

In effetti la divisa della cassiera è “guardabile”, ma quelle di chi alleste gli scaffali, quelle degli addetti alle vendite (alcuni tanto gentili ed altri altrettanto scorbutici) dei vari reparti, ti chiedono: “non mi guardare”.

Ora, io non so quanto l’IperCoop investa in merito alla propria immagine, ma so per certo che realizzare un abbinamento di colori da utilizzare per le divise dei suoi dipendenti non avrebbe, per certo, richiesto l’intervento di un’acuta e pluripremiata agenzia di marketing, di immagine o di pubblicità.

Insomma, posso capire l’intercalare le righine rosse e bianche della camicetta delle cassiere con il grigio chiaro. Ma vedere indossare all’interno del supermercato, o ipermercato, dipendenti con pantaloni grigi scuro da meccanico, non è per niente bello!
Nulla da togliere al meccanico, anzi, casomai la mia stima verso un lavoratore (il meccanico) che sceglie il colore dei suoi pantaloni in funzione del suo lavoro. Lavora con i motori. Olio e grasso sono all’ordine del giorno, per cui: pantaloni scuri, grigi, neri, marroni.

Ma un dipendente addetto alle vendite avrebbe potuto benissimo vestire pantaloni blu, non credete? O semplicemente lasciare che il povero dipendente fosse libero di indossare i propri jeans. Anche perché peggio di quelli forniti dall’IperCoop è molto difficile trovarne in giro!

Dunque, ecco il mio appello al reparto “Cura dell’immagine” dell’IperCoop: fatelo per noi, rivisitate il colore delle vostre diviseeeeee!!!!!!!!!!

Grazie mille!

P.S. chi scrive è un SocioCoop, dunque non si schiera contro l’Iper Coop, anche perché seppur in minima parte sostengo e posseggo la Coop! J. Perciò, da Socio vorrei contribuire alla nostra immagine!

P.P.S. dato che ci troviamo in ambito di supermercati e dunque di cassiere, mi permetto di consigliarvi un libro che sta scalando, ed ha già scalato, le vette di diverse classifiche nazionali: “Le tribolazioni di una cassiera”, scritto da Anna Sam, cassiera (ora ex-cassiera, e possiamo dirlo forte! Con tutto quello che ora avrà in tasca!)

Tg2. The best!

novembre 6, 2008

In un precedente post accennai il mio debole per il Tg2 (qui).

logo_tg2_rai

Un debole? Forse proprio una passione.

Tutto nacque dall’anno in cui iniziai l’università.
Con l’università iniziai a tornare a casa per pranzo verso le 13, ma, a seconda delle lezioni, anche prima. Cosa che non era possibile frequentando ragioneria, dato che l’ultima campanella faceva il suo “drin” alle 13.45.

Volete sapere perché ritengo il tg2 strepitoso?

Perché è un Tg diverso!
Non è il solito tg, che spesso è barboso e soprattutto ripetitivo. Certo, la ridondanza occupa un posto di fondamentale importanza nel panorama della comunicazione ma, diciamoci la verità, spesso ci fa sentire scemi! A me fa questo effetto, a voi no?
Ad esempio, i famosi Tg delle ore 20.00, non sono identici?
Tg1 e Tg5 delle 20.00: come riconoscerli? Forse dal presentatore? Magari dalla sigla. Dalla grafica, perché no?
Per il resto? Stesse notizie, stessi morti, stesse tragedie, stesse deprimenti informazioni, non notizie.

Il Tg2 ha quel qualcosa in più che mi fa rimanere incollato e interessato alle notizie, e mi dà quella spinta per pensare a quale sarà il prossimo modo di sorprendermi.
Sì, perché il Tg2 lo associo a uno dei lati positivi della pubblicità.
Quello del saper stupire il fruitore del messaggio. E quindi in questo caso della notizia.
Un modo tutto suo di esprimersi, inconfondibile.

Molto meno ridondante di altri tg, ad eccezione delle rubriche “Costume e società” e “Medicina 33” che di ripetizione di servizi ne sanno qualcosa. Il servizio sul caffè, ad esempio, lo conosco a memoria. Chi guarda il Tg2 non lo può dimenticare, quello che utilizza come sottofondo musicale il ritornello della canzone di De Andrè “Don Raffae’” che recita:
“A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà”.

Insomma, a me piace tantissimo.

La presentatrice, o il presentatore, non è seduta come negli altri tg.
Avete notato che anche i colori, che tendenzialmente (Tg1 e Tg5) tendono al blu, sono diversi?
Abbiamo una forte dominante rossa, cosa che non ritengo essere volta a sinistra (politicamente parlando), come superficialmente si potrebbe insinuare.

Un consiglio? Guardate il Tg2.

Troverete il non-convenzionale, per quanto questo si possa trovare in tv.
Notizie diverse.
Notizie da poter raccontare, che altri non sanno se guardano il questo tg.
Sondaggi, opinioni, ricerche, curiosità.
Anche di questo è fatta la nostra quotidianità. Non solo di disgrazie, che non è possibile eliminare dai tg, ma che non devono costituirne il 99,9%.

Forza Tg2!!!

P.S. forza Obamaaaaaaaaaaaaa!!!

Salvare un video da YouTube.

ottobre 29, 2008

Proabilmente molti di voi si saranno chiesti se sia possibile salvare, o scaricare, un video da YouTube e, altrettanto probabilmente, molti altri di voi lo hanno già fatto.

Oggi vi posto un link che risolverà il vostro bisogno di avere, e tenere, nel vostro caro e “amato” pc un video che tanto vi piace ma che fino ad ora siete stati costretti a vedere online.
Le sue caratteristiche?
Semplice, veloce, leggero, gratuito!

Il sito in questione è:http://vixy.net/.

Permette di convertire qualsiasi filmato presente su youtube in

AVI (formato molto comune per gli utilizzatori di Windows che associa il video Divx all’audio Mp3),
MOV (formato utilizzato principalmente da chi utilizza Macintosh che associa il video Mpeg4 all’audio Mp3),
MP4 (formato video utilizzato su iPod, Psp che associa il video Mpeg4 all’audio ACC),
3GP (formato video che associa video e audio come l’Mpeg4 ma per cellulari, ancor più compresso),
MP3 (formato audio famosissimo, senza video, per chi volesse scaricare soltanto l’audio di un determinato video).

Da non molto sul sito http://vixy.net/ è possibile inoltre (comodissimo!) scaricare un software che permette le stesse, identiche, conversioni, possibili attraverso il sito, direttamente dal proprio Desktop.
Questo software potete scaricarlo direttamente:
qui, per chi usa Windows (Xp, Vista),
qui, per chi usa Mac Intel,
qui, per chi usa Mac PPC.

Buon download!

Capolavoro Wall-E!

ottobre 27, 2008

Incredibilmente emozionante.

Wall-E (acronimo di: Waste Allocation Load Lifter Earth-Class = Sollevatore terrestre di carichi di rifiuti)

Robot che provano ed esprimono emozioni!
È stupefacente come la Disney (grazie anche alla Pixar) sappia portare ancora sul grande schermo sentimenti ed emozioni pur rimanendo sempre al passo coi tempi e dentro un mondo che comunica e vive sempre più di relazioni superficiali, frivole e sfuggenti.

Ancora una volta la Disney si dimostra capace (direi capacissima!) di toccarci il cuore con un dito (di metallo).
Straordinaria e sorprendente l’abilità dei realizzatori di Wall-E di dargli movimenti “umani”, di mettere in lui sentimenti provati da uomini, facendoceli vivere in prima persone seppur immedesimandoci in un robot.
Sta tutto qui il centro della mia riflessione.
Alla visione di un film che riporti le vicende di un uomo, o di una donna, spesso ci commuoviamo, ci immedesimiamo tanto da sentirci di vivere quelle cose quasi in prima persona (in fondo il merito di registri e realizzatori di film si riconosce soprattutto da qui).
Ma far sì che noi viviamo ciò che vive un robot (di latta e ferro) è a dir poco arduo compito.
Questa non è la semplice storia narrata di un robotino e delle sue vicende.
È la storia di sentimenti ed emozioni, provate da uomini, donne e bambini, attraverso una macchina che sentimenti non può avere, nella realtà.

Continua così la grande ricerca della tecnologia sull’avvicinamento e l’inglobamento di uomo e macchina. Una ricerca che si protrae da tempo.

Vi ricordate “Numero 5”?
Il robot protagonista dei films “Corto Circuito” e “Corto Circuito 2“.

robot "protagonista" dei films "Corto circuito" e "Corto circuito 2"
Fin da piccolo mi ha sempre affascinato, quante volte ho guardato “Corto circuito2”!

E non appena ho visto Wall-E sul grande schermo non ho potuto non riportare alla memoria il grandiso “Numero 5” che, già nel una decina di anni fa, mi dava grandi emozioni.

È vero, vi sono “spazi irriducibili” (l’empatia è quello che suona più conosciuto al nostro orecchio) che non sono dati di avere alla macchina (e meno male!). Ma è sempre bello sognare! Sognare che un robot possa avere questo privilegio e che lo sappia usare bonariamente.

P.S. ecco il trailer del capolavoro:

Pane = acqua + farina?

ottobre 20, 2008


Segni e simboli sono utilizzati da noi giorno dopo giorno.
Spesso nemmeno ce ne accorgiamo. Siamo così tanto abituati ad una cultura che nemmeno facciamo più caso alle relazioni che intercorrono fa un oggetto ed un concetto, fra la parola e i suoi più svariati significati.
E neppure ci accorgiamo della possibilità di estendere una catena composta da anelli quali le parole, i significati, i segni, quasi senza fine, o magari proprio senza fine. Be’ anche se una fine ci fosse, sappiamo che essa è tanto lontana che possiamo denominarla “infinito”.

La mia riflessione non riguarda il mondo degli adulti, che sanno, ad esempio, che non avere più pane possa significare, a seconda della contestualizzazionedel termine, non avere più pane vero e proprio (composto di acqua e farina) tanto quanto non avere più cibo da mettere sotto i denti.
La mia domanda (o riflessione) riguarda il mondo dei bambini.

Non ce ne accorgiamo, ma io credo che nella società contemporanea, così maggiormente evoluta e virtualizzata rispetto a quelle precedenti (parlo anche della società degli anni ’50), i bambini debbano inserirsi in un contesto con un entrata molto più stretta, a partire dal linguaggio. A mio parere, i bambini oggi fanno molta più fatica dei bambini della prima metà del secolo scorso a scambiare parole con gli adulti. Non abbiamo quell’attenzione che si dovrebbe avere nel parlare con loro.
Con loro utilizziamo gli stessi termini attraverso cui parliamo a nostri coetanei, rendendo loro così difficile l’interpretazione delle nostre parole.
Forse, nemmeno 70 anni fa vi era questa attenzione.
Il punto è che 70 anni fa, gran parte della gente era analfabeta e non si poneva il problema (almeno nella gran parte delle famiglie esistenti).

Dovremmo fare più attenzione ai bambini.
I bambini, che non sono ancora assimilati totalemente dalle logiche della società (se non per alcuni aspetti), vivono e comunicano in maniera altamente più concreta della nostra.
Per loro il pane è pane: acqua e farina. Perché deve voler dire cibo? Se vuoi dire cibo, caro adulto, pronuncia la parola cibo piuttosto che farmi arrovellare il cervello in una congiunzione e concatenazione di termini per farmi capire una cosa che avresti potuto spiegare semplicemente cambiando una sola parolina! Non credi?

Tutto questo è scaturito da un incontro con bambini di 7-8-9 anni. E vedevo in loro una grande difficoltà ad associare segni a significati. Pur spiegando loro la connessione fra i due, essi rimanevano radicati nel pensiero, concreto e materiale.
Non dico che dobbiamo evitare questi discorsi ma, al contrario, non dobbiamo lasciarli perdere, passare, bensì soffermarci e spiegare loro le cose in attesa che abbiano compreso.
Ma è questo il problema dell’adulto: l’ATTESA. Non c’è mai tempo, vero, cari genitori?

Quale soluzione adottiamo?
Continuiamo a parlare la nostra lingua sperando che si “convertano”.
O ci va di fare un sforzo maggiore perché possa nascere in loro la curiosità di conoscere il “linguaggio dei grandi”?

Il digitale non “raffredda” soltanto!

ottobre 17, 2008

Digitale qui. Digitale qua. Digitale sopra. Digitale sotto.
Si insinua ovunque.

A noi giovani fa piacere, ai nonni un po’ meno.
In effeti, passare dalla registrazione di una vhs tramite un videoregistratore “tradizionale” a quella del dvd-recorder per loro non è semplice.
Non sempre la tecnologia li aiuta, anche perché tutto il tempo che guadagnerebbero per fare delle azioni attraverso le nuove tecnologie piuttosto che con i mezzi tradizionali, va loro perso nell’entrare nella logica della nuova tecnologia.
Ogni tanto mio nonno mi racconta (sapete come fanno i nonni, no?! se iniziano a raccontare qualche aneddoto è difficile fermali..ah, beato chi ancora ne ha di nonni!) un breve dialogo.
Una volta disse ad una persona, usando un’espressione “nonnesca”:
“Tua nipote, come sta? Sta bene? Fa l’amore?”.
E questa persona rispose:
“Come faccio a saperlo? Ormai fanno tutto con il computer!”.

E’ proprio difficile per loro entrare nell’era del digitale. Eppure non hanno tutti i torti a non volerci entrare.
In effetti il digitale fa perdere tanto calore alle relazioni. Scriviamo persino ai nostri genitori in ufficio tramite l’e-mail!
Ma propio contro questa teoria, qualche giorno fa, ho visto un servizio al TG2 (una delle mie passioni, il TG2, tg diverso e non annoiante, be’ magari ne parlerò in altra sede, o in altro post!).
Il servizio prendeva lo spunto dalla recente uscita (o entrata in commercio), in blu-ray disc, del 16° classico Disney “La bella addormentata nel bosco“. Ci spiegava che, siccome gran parte delle hi-tech domestiche (dalla flat tv alla Ps3, per non parlare di Wii & C.) “vivono” in salotto, è qui che i bambini preferiscono passare il loro tempo, “costringendo” così gli adulti a stare con loro e a condividere esperienze insieme, evitando così che la casa venga suddivisa in scompartimenti di proprietà dei singoli componenti della famiglia.
Dunque, il digitale non è tutto freddo, scalda anche! Ed è motivo di condivisione!

Purché sia sempre il digitale a servizio della relazione e della condivisione e mai il contrario!

Padre spirituale.

ottobre 17, 2008

Sono stato consigliato da un post letto oggi qui.

Diciamo che la materia (anche se di tutt’altro che materia questa materia si tratta, scusate il gioco di parole) spirituale è una delle mie preferite.
Credo che la perdita di un Padre Spirituale sia forte tanto quanto il non trovarlo.
Come quando si cerca qualcosa di cui si ha bisogno imminente, e tutto si trova fuorché quella.
Quando si cerca un padre spirituale, si cerca molto più di una cosa.
Si cerca una strada e, allo stesso tempo, si cerca molto più di una strada.
Come accade nei viaggi e nelle vacanze, spesso conosciamo la mèta, ma non la via.
Ma ecco, pronti ad aiutarci, i cartelli! O ancor meglio il navigatore satellitare.
Ecco, il padre spirituale è il navigatore dell’anima. Colui che ci guida.
Lui ci guida, ma al volante ci siamo noi.
Siamo liberi di scegliere una strada anche se il “navigatore” ne consiglia un’altra.
E non sempre la strada del “navigatore” è la più veloce, semplice, piana. Non abbiamo le impostazioni da giostrare come sul tomtom.
Nell’anima possiamo soltanto scegliere se accettare o rifiutare la “via” consigliata dal “navigatore”.
Ma se si segue quella, in cima, il panorama sarà meravigliosamente indescrivibile!

La ricerca di un padre spirituale non è facile, ma anche qui servono informazioni.
Un po’ come quando si chiedono informazioni ai passanti per raggiungere almeno i cartelli che poi ti guideranno verso la mèta decisa. E queste informazioni le dà lo Spirito. Basta chiederle a Lui. Davvero. Risponde!

Quanto allo smarrirsi dopo aver trovato i cartelli, ammetto di non aver mai provato questo stato. Ma dev’essere di quasi totale disorientamento. Come rimanere al buio in un castello. Ma non un normale castello. Il castello dell’anima. Non faccio congetture in merito a questo smarrimento, non saprei esprimerlo.

Ciò che voglio dire però, e che sento di dover dire, è che un padre spirituale che raggiungesse la MètaUltima prima di noi, di certo, non vorrebbe che ci perdessimo per via.

Siamo forti!!!

Finalmente WordPress!

ottobre 17, 2008

Salve a tutti! (saluto scontato)

Primo post, sì, ma non sono qui a scrivere il perché della mia scelta di aprire un blog, di che cosa parlerò, il perché del titolo. Non mi va di eseguire un’introduzione “magistrale”.

Quindi, si dia inizio all’opera!!!